In ricordo di Marco Locci

Marco Locci nasce a Genova nel 1951.

La sua opera copre l’arco di più di un quarantennio ed offre una galleria di immagini spesso molto diverse tra loro, ma tutte collegate da un borgesiano senso dell’ironia e del paradosso.

Apre un negozio di cornici a Rapallo ed affascinato dal mare e dalla grande letteratura sul tema inizia a dipingere navi di cui conosce le vicende spesso drammatiche, gli orizzonti al confine delle acque, tempeste che si rincorrono tra capo Horn e Gibilterra, vascelli volanti e balene, che rappresentano il suo sogno di gioia e libertà.

Il viaggio fisico si muta in sogno. Lo spazio sconfinato nasconde un labirinto. Locci ci si avventura seguendo le tracce di Borges, e – mentre cerca di riprodurre il perfetto labirinto di una sola linea retta – gli appaiono i Patanchi, creature misteriose che non fanno ombra perché esistono su “L’orizzonte degli eventi, sul limite dei buchi neri”.

Ne disegna le avventure, gli straordinari viaggi nell’Antartide a bordo di macchine volanti costruite con canne di bambù e piume di ghiandaia, il tentativo di ottenere il tramonto e anticipare il futuro dipingendo le nuvole di rosso e arancio.

Nasce poi il ciclo di Babel che rappresenta gli archetipi del nostro inconscio, i miti e le forme primordiali. Dipinge la Torre di Babele, Icaro, la Moschea di Timbuctù, i giganti di Goya. Non usa più i colori, ma nerofumo, strutto, e bitume. Questi i suoi ultimi quadri insieme ai piccoli acquarelli che chiamava “diari di bordo” e parlavano di un viaggio verso terre sconosciute.

Marco Locci muore a Rapallo il 5 maggio 2015.

Per approfondire la lettura

Il ritratto di Marco Locci scritto dalla moglie Sandra Locci. Un file da aprire e stampare per una lettura più agevole.

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